Il libro di Yates mi è apparso interessante al suo esordio, quando accenna ad una sua inziale interpretazione di Giordano Bruno secondo cui "questo audace filosofo del Rinascimento aveva fatta sua la teoria copernicana", ma poi ad una più matura riflessione ritiene che il filosofo nolano vada inteso ed interpretato nell'ambito della tradizione ermetica, materia per me complicata e piuttosto noiosa. Ha certamente ragione Yates che sull'argomento ha speso parecchio tempo. Io mi limiti ad alcun spunti senza pretese. Sia Bruno sia Galilei hanno in qualche maniera anticipato e posto le basi del nostro di pensare il cosmo. E mi riferisco all'uomo comune che passeggia per le strade e che avrà pur guardato qualche volta il cielo. Bruno e Galilei avevano strumenti e metodi diversi. Galilei si era servito del cannocchiale e soprattutto seguiva il metodo dell'esperienza e della verificabilità delle teorie. Bruno, come tutti i filosofi, disponeva della sua fantasia che quando viene elaborata può diventare teoria. La meditazione odierna si limita ad accentuare il valore della fantasia, troppo spesso vituperata. No! Signori, andiamoci piano la fantasia è cosa importante, forse alla base di ogni attività intellettiva. Bisogna saperle dare il giusto ruolo e rilievo, ma giammai pensare che sia cosa disprezzabile. Guai se non avessimo un briciolo di fantasia. Non dobbiamo vergognarcene.
giovedì, gennaio 26, 2006
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