lunedì, maggio 01, 2006

L'etica pubblica tradotta in spiccioli

Dagli Autori si deve poter ricavare qualche utile per la vita quotidiana. Una loro venerazione feticistica, un uso puramente scolastico, è un modo per imbalsamarli, rendendo il tempo trascorso con loro un'occupazione di gente che ha per l'appunto tempo da perdere con l'ora. In quest blog sperimentale ho detto che mi riservo il diritto alla sciocchezza innocente. Ma veniamo al punto.

Corregendo le bozze di un saggio di Schmitt del 1930 su "Etica dello Stato e Sato pluralistico", mi sorprende un poco come già nel 1930 Schmitt avesse chiaro un problema che sembra l'ultima moda dei nostri giorni. Era uscito un libro di Alfred Weber su "La crisi del concetto europeo di Stato": e siamo già nel 1930! Schmitt nota che vi si trova «un'approfondita letteratura teorica sullo Stato e il diritto internazionale», che però è utilizzata ad un preciso scopo: il tentativo (non riuscito, dunque?) «il concetto di sovranità e con questo concetto la concezione tradizionale dello Stato come unità che sovrasta tutti i gruppi». Da quando Schmitt svolgeva le sue considerazioni sembra che una previsione, o un timore, si sia verificata- Egli scriveva nel 1930: «Se il “dio terreno“ cade dal suo trono e il regno della ragione oggettiva e dell'eticità diventa un "magnum latrocinium", allora i partiti macellano il potente Leviatano e si tagliano dal suo corpo ognuno il suo pezzo di carne». Ciò accade come conseguenza del discredito in cui lo Stato è caduto. Mi chiedo in questi giorni di insediamento del nuovo governo cosa in effetti stia accadendo. Mi pare proprio che ognuno si stia tagliando il suo “pezzo di carne”.