mercoledì, dicembre 19, 2007

Sui libri di Giampaolo Pansa

Versione 1.0

Non ho da fare una critica, e per giunta una cattiva critica. Avverto solo un senso di insofferenza che non è una critica all'autore, ma a me stesso in quanto non ho più la pazienza per leggere pagine e pagine che mi sottraggono tempo. Il contenuto, se espresso in forma saggistica, potrebbe venir riassunto in una o in poche pagine. Pansa è nato prima di me ed ha visto la guerra. Io ho potuto risparmiarmela e sono vissuto all'estremo nel mio primo decennio, poi in Roma e per qualche anno anche nell'hinterland milanese. Non ho vissuto la guerra, ma ho subito la nostra scuola ed il suo programma educativo. È come se fossi stato educato nelle tenebri. Ho dovuto aspettare gli anni della maturità avanzata per acquisire – spero – un’attitudine critica di fronte al reale ovvero alla repubblica delle lettere. Non ho scritto quanto ha scritto Pansa, ma questa è stata forse una fortuna, non una disgrazia: avrei dovuto poi vergognarmi delle cose scritte e rinnegarle. Adesso, e solo adesso, mi prende una mania di voler scrivere. Ma è uno scrivere sull’acqua, cioè qui nel ciberspazio.

Mi fa pena, in un certo senso, il Signor Pansa. Forse è un povero disgraziato, ma ripeto non intendo offenderlo. Considero disgraziata la sua generazione...

(segue)

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