Leggendo nella prefazione che Moisei Yakovlevich Ostrogorski scrive nel 1902 alla sua classica opera Democrazia e partiti politici si riconoscono temi che diverrano poi familiari in Carl Schmitt, dove si delinea la perdita di senso del parlamentarismo classico, imperniato su una figura di parlamentare che ancora non conosceva i moderni partiti di massa e poteva credere nella ragione illuministica sensibile alla forza intrinseca del “discorso”, per il quale si sarebbe potuto guadagnare l’avversario parlamentare alle proprie posizioni se apparivano convincenti a conforme a ragione oltre che all’interesse pubblico. Il divieto di mandato imperativo – di cui oggi tanto si dibatte – aveva questo retroterra concettuale e spirituale.
Ma non pare che le cose stiano proprio così ed è quelle che tenteremo di vedere seguendo un piano di letture sincroniche e diacroniche. Per adesso iniziamo con l’aggiornamento di questo blog che conserva la sua ragione d’essere, malgrado il poco tempo ad esso dedicato. Il Lettore occasionale che dovesse capitare qui deve avere la bontà di considerare quello che è stato detto molte altre volte. Queste sono schede, aperte, pubbliche, di letture in corso. Non sono niente di definitivo, assoluto, apodittico.
Ma non pare che le cose stiano proprio così ed è quelle che tenteremo di vedere seguendo un piano di letture sincroniche e diacroniche. Per adesso iniziamo con l’aggiornamento di questo blog che conserva la sua ragione d’essere, malgrado il poco tempo ad esso dedicato. Il Lettore occasionale che dovesse capitare qui deve avere la bontà di considerare quello che è stato detto molte altre volte. Queste sono schede, aperte, pubbliche, di letture in corso. Non sono niente di definitivo, assoluto, apodittico.
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