mercoledì, dicembre 19, 2007

Sui libri di Giampaolo Pansa

Versione 1.0

Non ho da fare una critica, e per giunta una cattiva critica. Avverto solo un senso di insofferenza che non è una critica all'autore, ma a me stesso in quanto non ho più la pazienza per leggere pagine e pagine che mi sottraggono tempo. Il contenuto, se espresso in forma saggistica, potrebbe venir riassunto in una o in poche pagine. Pansa è nato prima di me ed ha visto la guerra. Io ho potuto risparmiarmela e sono vissuto all'estremo nel mio primo decennio, poi in Roma e per qualche anno anche nell'hinterland milanese. Non ho vissuto la guerra, ma ho subito la nostra scuola ed il suo programma educativo. È come se fossi stato educato nelle tenebri. Ho dovuto aspettare gli anni della maturità avanzata per acquisire – spero – un’attitudine critica di fronte al reale ovvero alla repubblica delle lettere. Non ho scritto quanto ha scritto Pansa, ma questa è stata forse una fortuna, non una disgrazia: avrei dovuto poi vergognarmi delle cose scritte e rinnegarle. Adesso, e solo adesso, mi prende una mania di voler scrivere. Ma è uno scrivere sull’acqua, cioè qui nel ciberspazio.

Mi fa pena, in un certo senso, il Signor Pansa. Forse è un povero disgraziato, ma ripeto non intendo offenderlo. Considero disgraziata la sua generazione...

(segue)

domenica, luglio 08, 2007

Filosofia della comunicazione: la blogsfera

Versione 1.0

Raccolgo in questo post una serie di links sui nuovi aspetti della comunicazione. Non saprei dove altrimenti collocarli. Per secoli siamo stati abituati ad un modello verticale della comunicazione: qualcuno su un podio, un pulpito o una cattedra parla a molti che spesso sono come il popolo, timoroso e suddito. Con internet e la sue varie forme, qualcosa o molto sta cambiando. Si tratta di averne una sufficiente consapevolezza e di capire i processi in atto o quantomeno averne adeguata informazione. È quanto tenterà di fare, in modo ordinato, in questo post. Seguono una serie di link che trovo interessanti nel contesto sopra detto. Se del caso, tenterò mie personali osservazioni.

1. Lovink: Annegare in un arcipelago di link.
2. Lovink: veloci, leggeri, personali. I blog prendono il volo.
3. Lovink: Alla scoperta della ragion cinica.
4. Lovink: cosa c’è di nichilista nella bolgsfera?.

sabato, aprile 28, 2007

Il Gesù di Ratzinger

Ho sbirciato in libreria la pagina 107 del libro tanto pubblicizzato su Gesù, scritto da Benedetto XVI. Mi ha sorpreso, e direi piuttosto sconcertato, il passo dove l’Autore spiega che la conquista violenta della terra promessa, dopo l’esodo dall’Egitto, si giustifica pienamente come diritto ad avere un luogo per l’adorazione di Dio, liberando il luogo dagli idolatri che in quanto tali non hanno diritti, se non quello di abbandonare l’idolatria ed adorare l’unico vero Dio. Ed anche così non è del tutto certo che vada loro bene. A me questo sa di violenza ed intolleranza. Se questo è il Gesù di Ratzinger, direi che siamo piuttosto distanti, ma al momento non ho nessuna voglia di entrare in disputa con il papa per giunta su un argomento che fa parte del suo mestiere.

sabato, aprile 14, 2007

George Tyrrell. Note per uno studio.

Non so di quale quotazioni goda Peter De Rosa, autore di un libro dal titolo ”Vicari di Cristo. Il lato oscuro del papato”. Il titolo inglese originale suona soltanto Vicars of Christ ed è del 1988. Il suo autore, laureatosi in Roma alla Gregoriana, «è stato per sei anni professore di Etica e Metafisica al seminario di Westminster e professore di teologia al Corpus Christi College. Ha abbondonato l’abito talare nel 1970 e attualmente [1991] vive in Irlanda con la moglie e due figli». In qualche passo che non ho annotato scrive di aver avuto bisogno di trent’anni per scrivere il libro, ma con grande cautela scrive accanto al frontespizio una Nota per il Lettore, dove avverte che: «Il presente libro non vuole essere un’opera di teologia, né tantomeno un testo sul papato. È un’indagine sul ruolo dei papi alla luce della storia, della cultura, dell’etica e della personalità degli stessi papi. Sebbene qui io, come Dante, ponga l’accento sul lato oscuro del papato, si tratta tuttavia di un amico, non di un nemico». Non so come interpretare la Nota, a chi sia rivolta, quali timori nasconde. Tenterò di fare un’indagine specifica. Ne potrebbe venir fuori qualcosa di istruttivo. Per quel che mi riguarda trovo il libro ben fatto, robusto. Poteva essere scritto soltanto da uno che fosse stato “all'interno” della chiesa cattolica. Non dubito che si sia fatto dei nemici o che sia stato “scomunicato”. È per me me utile allo scopo di trarre numerose schede da approfondire ulteriormente.

Tra quelle quelle dei “modernisti” colpiti con ignoranza papale e senza nessuna carità cristiana come George Tyrrell. Si tratta di un “amico” del papato, non di un suo nemico. Se sono trattati così gli amici, figuriamoci i nemici! Per quello che mi riguarda non mi professo “amico” del papato o del cattolicesimo, ma non mi piace esserne neppure il “nemico”. Con la sua influenza capillare in tutta la storia della cultura occidentale, il papato ed il cattolicesimo ha avuto un’influenza nefasta, privandoci di molte cose buone che potevano essere e non sono state. Se queste sono le “radici cristiane”, a mio avviso si tratta di una tara ereditaria, di cui dolerci. Si tratta quindi di assumere non una atteggiamento “anti”, ma di un posizione “pre”-cristiana o “extra”-cristiana. In questo senso può essere utile ripercorrere la storia del papato e del cattolicesimo, lasciando perdere il concetto teologico di “chiesa” che potrà interessare i teologi o i cosiddetti credenti che non vedono il quadro storico fattuale e si immaginano l’opera della Provvidenza in tutte le vicende che hanno interessato un’istituzione più che millenaria. Per un’opera simile di ricostruzione si deve essere necessariamente “esterni” al fenomeno storico del cristianesmo, anche se non si potrà a meno di opere “interne” benché critiche come quelle di Peter De Rosa, che a mio avviso è modesto nell’autovalutazione del suo libro.

George Tyrrell nacque a Dublino nel 1861. Morì nel 1909. Gli fu negata la sepoltura religiosa. Riteneva che Tommaso d’Aquino avrebbe certamente letto le opere di Galileo, Newton, Darwin, traendone profitto. Avrebbe scritto diversamente i suoi libri. Non è difficile condividere questo giudizio. Se Tommaso d’Aquino è stato nel suo campo un gigante, tutti quelli che sono venuti dietro di lui nel suo stesso campo sono dei nani. Nessuno è salito sulle sue spalle per vedere di più. A mio modesto avviso, il complesso teologico del cattolicesimo è la strada maestra verso l’ateismo, un mostro paventato dagli uomini di chiesa. Anzi sono convinto che i più convinti atei si trovino fra il clero cattolico in tutte le infinite articolazioni. Io parlo genericamente di religiosità o di sentimento religioso della vita e della natura, proprio di ogni uomo non ridotto ad uno stato di abbrutimento. In questa condizione ci siamo arrivati grazie al cattolicesimo e all’opera della sua Chiesa. Ma trattasi di lungo discorso che potremo fare poco alla volta e per sempre maggiori approsimazione. Se ne avremo il tempo e le forze. L’opera di Tyrrell contiene probabilmente spunti e suggestioni interessanti. Non so se troverò il tempo per leggere qualcosa, ma dalle schede mi sono fatto l’idea che egli riesca a coniugare in modo creativo gli apporti della scienza moderna all’interno di una sensibilità religiosa nella forma ortodossa della tradizione cattolico, ovvero resta all’interno della religiose cristiana.

Links:
1. Wikipedia: George Tyrrel. Si oppose al dogma dell’infallibilità papale.
2. Il modernismo cattolico

martedì, aprile 10, 2007

Erik Erikson, studioso della identità?

Leggo in Samuel P. Huntington, La nuova America, p. 35: «Il “concetto di identità”, come è stato detto, “è tanto indispensabile quanto nebuloso”. E’ “polisfaccettato, difficile da definire e sfugge a quasi tutti i metodi ordinari di misurazione”. Erik Erikson, il maggior studioso del XX secolo in tema di identità, ha definito questo concetto “estremamente pervasivo”, ma anche “vago” e “imprecisabile”». Mai sentito prima nominare! Il concetto è tuttavia di estrema importanza per un cultore di studi schmittiani. Se però Huntington non ha saputo trarre citazioni più significative da quello che sarebbe il “maggiore studioso” del XX secolo in ordine a questo importante concetto, stiamo proprio freschi. Metto in questo blog tutte le schede che potrò trovare sul “maggiore studioso”. Dalla prima scheda non trovo neppure menzionata la teoria dell'identità secondo Erikson, che sarebbe uno psicologo. Vedremo.

Links:
1. Erik Erikson: una scheda bio-biblografica